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Daniel Bovet ha ricevuto il premio Nobel per la fisiologia o la medicina nel 1957. A lui si devono la scoperta del principio attivo del sulfamide, i primi farmaci efficaci contro le allergie, l'introduzione di sostituti sintetici del curaro, che hanno reso possibili operazioni chirurgiche più sicure, e importanti studi sulle basi biologiche della memoria e del comportamento. Bovet è uno scienziato transnazionale, la cui vicenda ci permette di comprendere come, nel corso del Novecento, le scienze biomediche siano passate da un contesto coloniale a uno post-coloniale. Di padre svizzero e madre francese, dopo gli studi a Ginevra, lavora per 18 anni all'Institut Pasteur di Parigi. Nel dopoguerra si trasferisce a Roma all'Istituto Superiore di Sanità prima e alle Università di Sassari e di Roma poi, diventando una delle figure più importanti della scienza italiana. Il libro ricostruisce, al contempo, la centralità dell'Institut Pasteur e dell'Istituto Superiore di Sanità in due momenti fondamentali della loro storia, il primo nelle politiche di espansione coloniale francesi e nella rivalità geopolitica con la Germania, il secondo nelle relazioni fra Europa e Sud America nel dopoguerra.